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Archive for the ‘ECOLOGIA INDUSTRIALE’ Category

Musica_digitale_ecologicaI “cari” cd non sono neppure ecologici. Il responso è netto e lo dimostra lo studio LCA (analisi del ciclo di vita) commissionato da Microsoft e redatto dai ricercatori della Carnegie Mellon University e del Lawrence Berkeley National Laboratory (pdf). E’ molto più ecologico comprare la musica sul web (ad es. con iTunesAmazon.comIbs, ecc): si usa una quantità inferiore di materiali ed energia, quindi si produce meno anidride carbonica e meno rifiuti.

Il segreto della musica digitale, similmente a tutte le tecnologie informatiche, è quello di realizzare la completa “smaterializzazione” del prodotto. Quando si scaricano gli mp3 si muovono bit invece che atomi e le emissioni derivano principalmente dall’energia elettrica spesa per tenere acceso il computer (400 gCO2/album). (altro…)

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Se è vero che la storia si ripete, le perplessità sul futuro sorgono spontanee.

Gli aspetti ambientali devono essere sempre presi in considerazione in ogni fase dell’attività umana perchè la mancata attenzione, anche se in buona fede, provoca sempre conseguenze.

In passato, in risposta ad esigenze reali e di significativa rilevanza, sono state adottate soluzioni senza considerare le iterazioni con l’ambiente, e si sono prodotte conseguenze a lungo termine che allo stato attuale non siamo ancora riusciti a risolvere. Oggi fortunamente abbiamo gli strumenti e la consapervolezza necessaria per fare le scelte giuste, perciò non possiamo incorrere negli stessi errori, la storia non può e non deve ripetersi.

Alcuni esempi?

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“La corsa ad accumulare profitti in poco tempo ha messo in ginocchio la finanza globale e minaccia la sopravvivenza del pianeta. Il sistema è al collasso. Dobbiamo rallentare.”  (Carleen Hawn, Ode, Stati Uniti) E’ una verità scomoda ma il modello della crescita illimitata non sarà la scelta vincente per il futuro. Perchè?

I difensori della crescita illimitata sono convinti che la creatività e la capacità produttiva dell’uomo non abbia limiti e che il nostro sistema economico è un mezzo necessario per sradicare la povertà. Si sente dire che se esauriremo le nostre risorse ne troveremo delle altre, se finiranno anche le altre andremo nello spazio, l’universo è una risorsa potenzialmente infinita, la tecnologia ci salverà da qualsiasi problema e porterà il benessere a tutta la popolazione terrestre. (altro…)

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Ho già parlato in precedenza di eco-efficienza ma, come si realizza? Cosa significa migliorare le prestazioni ambientali? Ma soprattutto, conviene farlo?

La qualità dell’ambiente va considerata come una caratteristica essenziale della qualità della vita in una società, e quindi come caratteristica essenziale della qualità dello sviluppo economico.

Naturalmente ci si può chiedere come sia possibile sfruttare l’ambiente ed al tempo stesso preservarlo, visto in particolare che lo sviluppo economico comporta anche una crescita nel tempo nella produzione di beni e servizi. Per questo appare difficile non solo diminuire, ma addirittura mantenere costante il flusso di sfruttamento delle risorse ambientali. (altro…)

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La formula dell’impatto ambientale “IPAT equation” può essere utilizzata per fare scenari previsionali. Di seguito, considerando l’attuale modello di crescita economica e note le condizioni del 2000, si troveranno quelle del 2050, ipotizzando di voler eliminare le disparità attualmente esistenti nell’accessibilità delle risorse fra i paesi poveri e quelli ricchi (anche i paesi in via di sviluppo vorranno poter avere o dovrebbero avere lo stesso benessere dei paesi ricchi) e di volere nel contempo dimezzare il nostro impatto ambientale sulla Terra perchè quello attuale non è sostenibile. (altro…)

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Pubblicata da Newsweek una classifica delle 500 maggiori aziende statunitensi in base all’impatto ambientale, alle strategie attuate per ridurlo e la percezione di questo impegno presso il pubblico.

Nei primi posti troviamo soprattutto le imprese del settore tecnologico:

  1. Hewlett-Packard
  2. Dell
  3. Johnson & Johnson
  4. Intel
  5. IBM

Scorrendo la lista troviamo invece in coda  le multinazionali della industria manifatturiera, della industria pesante, dei trasporti e dell’oil and gas. (altro…)

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